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Il Pil Usa crolla nel quarto trimestre 2008: -6,2%

"Ritiro delle truppe dall'Iraq nel 2010"

2009-02-028

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CORRIERE della SERA

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2009-02-27

È la flessione più forte dal 1982. piazza affari chiude a -1,94%

Il Pil Usa crolla nel quarto trimestre 2008

Citigroup, firmato accordo con il Tesoro

Il dato degli ultimi tre mesi rivisto al ribasso: -6,2% rispetto al

-3,8% iniziale. Crescita dell'economia nell' intero anno all'1,1%

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama (Ap)

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama (Ap)

WASHINGTON - Il prodotto interno lordo degli Usa nel quarto trimestre 2008 è stato rivisto drasticamente al ribasso evidenziando una contrazione del 6,2% dal -3,8% della prima lettura. Il dato è molto peggiore delle stime degli economisti, che avevano previsto un -5,4%. Il ribasso degli ultimi tre mesi dello scorso anno è il più forte dal primo trimestre 1982, quando il Pil toccò -6,4%.

I NUMERI - Con in dati definitivi dell'ultima parte del 2008, la crescita dell'economia statunitense è stata rivista al ribasso, dal +1,3% all'1,1%, mentre il Pil Usa 2007 si era attestato al 2%. La crescita 2008, calcolata sulla base della stima del prodotto interno lordo del quarto trimestre è la più debole dal 2001, quando l'economia americana si attestò su +0,8%. Il peggioramento delle stime in seconda lettura dipende dal cattivo andamento delle scorte e delle esportazioni. La spesa per consumi, che pesa due terzi del Pil, è scesa del 4,3%, contro un iniziale -3,5%. Le esportazioni sono crollate a un tasso annuale del -23,6%, il minimo dal 1971, a fronte del precedente -19,7%. Gli investimenti sono in calo del 21,1%, contro il precedente -19,1%.

WALL STREET ED EUROPA - A fronte delle pessime notizie Wall Street ha chiuso le contrattazioni in calo dopo una seduta tutta con il segno meno. Il Dow Jones ha ceduto l'1,66%, mentre il Nasdaq lo 0,98%. Lo S&P 500, a –2,36%, ha segnato i valori minimi degli ultimi 12 anni. A pesare sugli indici è stato il titolo Citigroup, crollato dopo il nuovo intervento di salvataggio da parte del governo americano. Forte anche la reazione delle Borse europee ai dati sul Pil Usa. I principali mercati finanziari, già in calo, hanno perso ulteriormente terreno durante la seduta. Francoforte ha chiuso a -2,5%, Parigi a -1,54%, Londra a -2,18%.

PIAZZA AFFARI - A Piazza Affari il Mibtel ha terminato la seduta a -1,94%, l'S&P/Mib a -2,44%, il Mib30 a -2,29% e l'All Stars a -0,71%. Pessimo risultato per Enel: dopo una seduta di forti vendite, il titolo ha perso il 7,23% a 3,945 euro sulle ipotesi di un prossimo aumento di capitale. Molto ingenti gli scambi: in una giornata sono passate di mano 113 milioni di azioni, circa il triplo della media dell'ultimo mese di contrattazioni. Alle indiscrezioni di stampa, la società ha risposto dicendo che quella dell'aumento di capitale "è una delle possibili opzioni attualmente allo studio, finalizzate al sostegno della crescita internazionale realizzata con l'acquisizione di Endesa". Assicurativi ed editoria tra i comparti più penalizzati, mentre i bancari hanno mediamente riportato performance meno negative rispetto ai competitor esteri. Unicredit è tornata sotto un euro (-2,9%). Pesanti Intesa SanPaolo (-2,71%), Banco popolare e Banca popolare di Milano, in perdita rispettivamente del 2,49% e del 3,77%. In territorio positivo Mediolanum (+0,58%) e Parmalat (+0,49%). Seduta moderatamente positiva per Telecom Italia, in controtendenza rispetto al listino generale. Dopo la diffusione dei conti economici 2008 il titolo, che fino a quel momento perdeva circa il 3%, ha segnato una netta inversione di tendenza, per rallentare nel finale e terminare in rialzo dello 0,31% perdendo con una chiusura a 0,96 euro la soglia psicologica dell'euro brevemente conquistata nella seduta. Gli scambi su Telecom Italia a Milano sono stati intensi: passate di mano 125 milioni di azioni, contro una media di 82 milioni dell'ultimo mese di Borsa. Fiat ha vissuto invece una giornata di notevole calo: il titolo ha perso il 6,37% finale a 3,56 euro. In Europa l'intero settore, schiacciato dalle difficoltà di General Motors che potrebbero mettere in crisi Opel, ha accusato vendite consistenti: l'indice Dj stoxx di comparto è sceso di circa quattro punti percentuali.

IL CASO CITIGROUP - La banca Citigroup ha raggiunto un accordo con il Tesoro americano per "convertire una significativa porzione" (circa 25 miliardi di dollari) dei suoi titoli privilegiati in azioni ordinarie: la partecipazione statale nel suo capitale salirà dall’attuale 8 al 40%. Il Tesoro può arrivare a controllare fino al 36% di Citigroup, ma Washington ha fatto sapere che l'accordo non comporta un aumento dell'investimento pubblico. Anche un altro grande azionista, Gic (Government of Singapore Investment Corporation), convertirà a 3,25 dollari per azione contro i 26,35 dollari previsti nell'accordo iniziale. A gennaio 2008 Gic aveva acquistato 6,88 miliardi di dollari di azioni privilegiate e convertibili con un dividendo annuale del 7%.

CROLLO IN BORSA - "La transazione, che non richiede ulteriori investimenti da parte dei contribuenti americani, non cambia la strategia di Citigroup, le attività o la governance" ha assicurato l'amministratore delegato Vikram Pandit. Ma gli analisti sono molto cauti, tanto che Goldman Sachs ha invitato gli investitori a evitare titoli Citigroup, in quanto "non è ancora chiaro se questo sarà l'ultimo round di ristrutturazione del capitale". In effetti, nelle contrattazioni del premercato a Wall Street, il gruppo ha ceduto fino al 42%, a 1,42 dollari per azione. Molti parlano di nazionalizzazione, almeno parziale. L'accordo non prevede infatti un aumento dell'investimento pubblico, ma fissa alcune condizioni, come la sospensione del dividendo sia sulle azioni privilegiate sia su quelle ordinarie e un cambio dei direttori del board (attualmente composto da 15 membri). "Stiamo cercando e ci aspettiamo di nominare nuovi diversi direttori a breve" sottolinea il presidente Richard Parsons. Il gruppo ha rivisto i conti 2008 comunicando di aver chiuso l'anno con un rosso di 27,7 miliardi di dollari, pari a 5,59 dollari per azione, e ha sospeso il dividendo su azioni ordinarie e titoli privilegiati.

27 febbraio 2009

 

 

 

"Ritiro delle truppe dall'Iraq nel 2010"

Il presidente Obama ai militari americani comunica la data della fine del conflitto. "Dialogo con Iran e Siria"

NEW YORK - "Lasciamo l’Iraq alla sua gente". Sono le parole del presidente americano Barack Obama che, a sei anni dall’avvio dell’invasione, ha annunciato "l’inizio delle operazioni per mettervi fine" . E’ la chiusura del cerchio, e porta il sigillo di uno dei pochi politici americani che nel 2003 - allora Obama era uno sconosciuto senatore dell’Illinois - si erano schierati apertamente contro la guerra. Gli Stati Uniti ritireranno circa 100mila militari dall'Iraq entro il 31 agosto 2010 ha detto il presidente a Camp Lejeune, in North Carolina confermando quanto già anticipato nei giorni scorsi. Il presidente Usa ha anche aggiunto che il futuro del Medio Oriente, passa anche attraverso un dialogo "che includa l'Iran e la Siria".

LA GUERRA TERMINA IL 31 AGOSTO 2009 - "Ho scelto un calendario in base al quale le nostre brigate da combattimento si ritireranno nei prossimi 18 mesi", ha detto Obama, aggiungendo: "ve lo spiego con le parole più semplici possibili, entro il 31 agosto del 2010, la nostra missione di combattimento sarà terminata". Il presidente degli Stati Uniti ha aggiunto che tra i 35 e i 50 mila militari Usa rimarranno in Iraq, almeno in un primo tempo dopo il ritiro del grosso delle truppe, per addestrare e consigliare le forze irachene. "Intendo ritirare tutte le truppe americane dall'Iraq entro la fine del 2011", ha concluso Obama, ricordando che il calendario potrà essere rivisto con i militari se emergeranno problemi durante le operazioni. Quella di Obama però non si presenta come una ritirata: "Abbiamo mandato i nostri soldati in Iraq per deporre il regime di Saddam Hussein, e quella missione è andata a buon fine. Abbiamo mantenuto la nostra presenza nel Paese per consentire la nascita di un governo sovrano, e anche quella missione è stata portata a termine. Adesso lasciamo al popolo iracheno una opportunità costruita a fatica di vivere una vita migliore, e quell’occasione esiste grazie al lavoro delle forze americane". I marines lo hanno ripetutamente interrotto con applausi spontanei.

ALTRE VIOLENZE - Ma la fine della guerra non significherà la fine delle violenze. Obama ha infatti aggiunto che "la violenza continuerà ad essere parte della vita in Iraq. Grazie al lavoro dei soldati le violenze nel Pese sono state fortemente ridotte" ha aggiunto il presidente sottolineando come "al Quaida sia stata duramente colpita dalle nostre truppe. Lasciatemi essere chiaro: l’Iraq non è ancora sicuro", ha detto Obama spiegando la necessità di una transizione nei prossimi mesi.

27 febbraio 2009

 

 

 

 

REPUBBLICA

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2009-02-28

Calo record del 10% rispetto al mese precedente. Il 30,8 per cento in un anno

Per le automobili si registra un -41%, il peggior tonfo dal 1967

Tokyo, crolla la produzione

Pil Usa rivisto al ribasso a -6,2%

Negli Stati Uniti la contrazione relativa al quarto trimestre 2008 è peggiore

delle attese degli analisti. E' l'arretramento più grave dell'economia dal 1982

Tokyo, crolla la produzione Pil Usa rivisto al ribasso a -6,2%

TOKYO - La produzione industriale del Giappone ha subito in gennaio un calo record del 10% rispetto al mese precedente. Su un anno, la produzione è diminuita del 30,8 per cento. Brutte notizie anche dagli Stati Uniti, dove il prodotto interno lordo nel quarto trimestre 2008 è stato rivisto al ribasso, evidenziando una contrazione del 6,2% dal 3,8% della prima lettura.

In Giappone, secondo il ministero, il calo di gennaio, il più forte mai registrato nel Paese, si spiega essenzialmente con la forte caduta della produzione di automobili e semiconduttori, nel momento in cui la domanda per questi prodotti all'estero è crollata a causa della crisi mondiale. Gli industriali giapponesi si attendono che la produzione si contragga ancora dell'8,3 per cento in febbraio, prima di risalire leggermente del 2,8 per cento in marzo.

Ma il crollo preoccupante è appunto quello della produzione di auto, caduta del 41% su base annua, a 576.539 unità, registrando il peggior tonfo dal 1967, quando hanno avuto inizio le statistiche, rende noto la Japan Automobile Manufacturers Association (Jama), l'associazione che riunisce i produttori. Si tratta del quarto mese di fila di flessione in scia alla caduta della domanda per il rallentamento dell'economia globale: Toyota ha subito un calo del 40,3%.

Negli Stati Uniti, la revisione del Pil al ribasso per il quarto trimestre 2008 a -6,2% rappresenta un dato peggiore delle stime degli economisti, che avevano previsto un -5,4%. Il ribasso degli ultimi tre mesi dello scorso anno resta tuttavia il più forte dal primo trimestre 1982, quando il Pil segnò un -6,4%.

Il peggioramento delle stime in seconda lettura dipende dal cattivo andamento delle scorte e delle esportazioni. Nel 2008 l'economia Usa è cresciuta solo dell'1,1%, il livello più basso dal 2001. La spesa per consumi, che pesa due terzi del Pil, è scesa del 4,3%, contro un iniziale -3,5%. Le esportazioni sono crollate a un tasso annuale del -23,6%, il minimo dal 1971, a fronte del precedente -19,7%. Gli investimenti sono scesi del 21,1%, contro il precedente -19,1%.

(27 febbraio 2009)

 

 

L'UNITA'

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2009-02-28

Il Pil Usa ai minimi storici: mai così male dal 2001

Il prodotto interno lordo degli Usa nel quarto trimestre 2008 è stato rivisto al ribasso evidenziando una contrazione del 6,2% dal 3,8% della prima lettura. Il dato è molto peggiore delle stime più pessimistiche degli economisti, che avevano previsto un calo del 5,4%. Il ribasso degli ultimi tre mesi dello scorso anno è il più forte dal primo trimestre 1982, quando il Pil toccò 6,4%. Con i dati definitivi dell'ultima parte del 2008, la crescita dell'economia statunitense è stata rivista al ribasso, dal +1,3% all'1,1%, mentre il Pil Usa 2007 si era attestato al 2%. La crescita 2008, calcolata sulla base della stima del prodotto interno lordo del quarto trimestre è la più debole dal 2001, quando l'economia americana si attestò su +0,8%. Il peggioramento delle stime in seconda lettura dipende dal cattivo andamento delle scorte e delle esportazioni.

La spesa per consumi, che pesa due terzi del Pil, è scesa del 4,3%, contro un iniziale -3,5%. Le esportazioni sono crollate a un tasso annuale del -23,6%, il minimo dal 1971, a fronte del precedente -19,7%. Gli investimenti sono in calo del 21,1%, contro il precedente -19,1%. Con notizie così cattive, Wall Street ha aperto le contrattazioni in deciso ribasso, dopo la pubblicazione del dato sul Pil: il primo valore fissato dall'indice Dow Jones era in calo dell'1,39%, mentre Nasdaq e S&P 500 arretravano dell'1,5%, i valori minimi degli ultimi 12 anni.

Poi gli indici sono rimasti in territorio negativo: un'ora dopo l'avvio delle contrattazioni il Dow Jones lascia sul terreno lo 0,8%, mentre il Nasdaq recupera a +0,13% e lo S&P 500 arretra dell'1,08%. A pesare sugli indici è il titolo Citigroup che crolla dopo il nuovo intervento di salvataggio da parte del governo americano. Forte anche la reazione delle Borse europee ai dati sul Pil Usa. I principali mercati finanziari, già in calo, hanno perso ulteriormente terreno durante la seduta. Francoforte ha chiuso a -2,5%, Parigi a -1,54%, Londra a -2,18%.

27 febbraio 2009

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-02-27

Usa, Pil peggio del previsto

nel quarto trimestre - 6,2%

27 FEBBRAIO 2009

CITIGROUP, lo Stato al 36% del capitale

MUTUI, per Fannie Mae voragine da 60 miliardi

Articoli Correlati - versione beta

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Usa, Pil terzo trimestre -0,3%. Risultato migliore delle attese

 

La contrazione del pil Usa nel quarto trimestre è stata del 6,2%, superiore a quella del 3,8% inizialmente stimata. Si tratta dell'arretramento più forte dell'economia americana dal primo trimestre del 1982. Gli analisti si aspettavano un calo del 5,4%. Il peggioramento delle stime in seconda lettura dipende dal cattivo andamento delle scorte e delle esportazioni. Nel 2008 l'economia Usa è cresciuta solo dell'1,1%, il livello più basso dal 2001. La spesa per consumi, che pesa due terzi del pil, è scesa del 4,3%, contro un iniziale -3,5%. Le esportazioni sono crollate a un tasso annuale del -23,6%, il minimo dal 1971, a fronte del precedente -19,7%. Gli investimenti sono scesi del 21,1%, contro il precedente -19,1%.

 

"Le ragioni della debolezza della crescita - afferma il dipartimento del Commercio Usa in una nota - sono le stesse già indicate nella prima stima". Il dipartimento cita inoltre "un rallentamento delle esportazioni e una prosecuzione al ribasso dei consumi interni, con una riduzione ancora più marcata degli investimenti delle imprese e un calo accentuato del mercato immobiliare".

 

 

 

 

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2009-02-01

 

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http://www.italysoft.com/news/il-punto-informatico.html

 

 

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http://www.vatican.va/news_services/or/home_ita.html

 

 

 

 

 

 

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http://www.europaquotidiano.it/site/engine.asp

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http://www.panorama.it/

http://espresso.repubblica.it/

http://www.sorrisi.com/sorrisi/home/index.jsp

http://www.sanpaolo.org/fc/default.htm

 

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