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dal 28 Marzo al 4 Aprile 2010

9a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de

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L'ARGOMENTO DI OGGI

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dai GIORNALI di OGGI

Istat: inflazione a luglio pari a zero

A giugno era a +0,5%. E' il più basso dal settembre del 1959, quando era stato del -1.1% nella zona euro inflazione -0,6%. disoccupazione in crescita: +9,4%

ROMA - Crolla l'inflazione. Il tasso di inflazione a luglio è stato pari a zero, dal +0,5% di giugno. Lo comunica l'Istat fornendo la stima provvisoria. Su base mensile i prezzi al consumo hanno registrato una variazione nulla

Nel primo trimestre del 2009 il prodotto interno lordo era sceso del 6,4%

Usa: il Pil cala meno del previsto

Nel secondo trimestre 2009 la flessione su base annua è stata dell'1% contro una previsione di -1,5%

WASHINGTON (USA) - Si è attestato a un tasso annuo di -1% il Pil degli Usa nel secondo trimestre 2009 secondo la stima diffusa dal Dipartimento del Commercio.

L'Eni dimezza gli utili e taglia la cedola

Titolo a picco in Borsa: -6%. Profitti netti semestrali a 0,90 miliardi di euro

MILANO - Conti non in linea con le attese e delusione per il dividendo più magro. Giornata dura in Piazza Affari per Eni. Il titolo della compagnia petrolifera italiana è in calo di circa il 6% dopo l'annuncio del taglio dell'acconto di cedola 2009 del 23% a 0,50 euro da 0,65 per il primo semestre 2008.

2009-08-01

Ingegneria Impianti Industriali

Elettrici Antinvendio

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Dalessandro Giacomo

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L'ARGOMENTO DI OGGI

 

 

CORRIERE della SERA

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2009-08-01

nella zona euro inflazione -0,6%. disoccupazione in crescita: +9,4%

Istat: inflazione a luglio pari a zero

A giugno era a +0,5%. E' il più basso dal settembre del 1959, quando era stato del -1.1%

ROMA - Crolla l'inflazione. Il tasso di inflazione a luglio è stato pari a zero, dal +0,5% di giugno. Lo comunica l'Istat fornendo la stima provvisoria. Su base mensile i prezzi al consumo hanno registrato una variazione nulla rispetto a giugno. Il tasso di inflazione registrato a luglio, pari a zero, è il più basso dal settembre del 1959 quando era stato del -1.1%. L'inflazione acquisita per il 2009, quella che si avrebbe cioè se si continuasse a registrare lo stesso livello rilevato a luglio (0,0) è pari al +0,7%.

SETTORI - Sulla base dei dati provvisori, gli aumenti congiunturali più significativi si sono avuti per i trasporti e ricreazione, spettacoli e cultura (entrambi +0,4%), e altri beni e servizi (+0,2%); una variazione nulla si è avuta per l'abbigliamento e calzature, mentre variazioni negative si sono registrate per l'abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-0,6%), prodotti alimentari e bevande analcoliche (-0,4%) e servizi sanitari e spese per la salute (-0,2%). Su base annua gli incrementi più elevati si sono avuti per bevande alcoliche e tabacchi (+2,8%), altri beni e servizi (+2,6%) e istruzione (+2,2%). Il settore comunicazioni ha registrato una variazione tendenziale nulla, mentre si sono avute variazioni negative per i trasporti (-4,5%) e abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-2,3%).

ZONA EURO - Inflazione negativa per il secondo mese consecutivo invece in Eurolandia. Secondo la prima stima diffusa oggi da Eurostat, a luglio il tasso annuo d'inflazione è stato pari a meno 0,6%, un risultato mai registrato dalla nascita dell'euro che segnala il calo dei prezzi al consumo. Lo scorso giugno, per la prima volta, il tasso d'inflazione era passato in campo negativo facendo segnare un meno 0,1%, mentre a maggio era stato pari a zero.

DISOCCUPAZIONE - Sempre secondo quanto ha rilevato l'Eurostat la disoccupazione in Europa invece continua a crescere: lo scorso giugno le persone senza lavoro nei 16 Paesi di Eurolandia sono arrivate ad essere il 9,4% della popolazione attiva, contro il 9,3% di maggio e il 7,5% del giugno 2008. E' il tasso di disoccupazione più elevato mai registrato dal 1999. In Eurolandia, rispetto a un anno fa, ci sono 3.170.000 persone in più senza lavoro che diventano oltre 5 milioni nell'Ue a 27, dove il tasso di disoccupazione, lo scorso giugno, è arrivato all'8,9% contro l'8,8% di maggio e il 6,9% del giugno 2008.

31 luglio 2009(ultima modifica: 01 agosto 2009)

 

 

 

 

 

 

Nel primo trimestre del 2009 il prodotto interno lordo era sceso del 6,4%

Usa: il Pil cala meno del previsto

Nel secondo trimestre 2009 la flessione su base annua è stata dell'1% contro una previsione di -1,5%

WASHINGTON (USA) - Si è attestato a un tasso annuo di -1% il Pil degli Usa nel secondo trimestre 2009 secondo la stima diffusa dal Dipartimento del Commercio. Il dato è migliore delle aspettative degli analisti, che si attendevano una contrazione dell'1,5%. Si tratta in ogni caso del quarto trimestre consecutivo di calo, serie negativa mai registrata prima d'ora da quando sono cominciate le rilevazioni nel 1947.

OBAMA: "MEGLIO DEL PREVISTO" - "Nei primi sei mesi l'economia è andata meglio del previsto" ha detto il presidente Barack Obama commentando gli ultimi dati federali che dimostrano un rallentamento del declino dell'economia. La recessione ereditata dall'amministrazione Bush - ha poi aggiunto - era "molto peggiore del previsto".

I DATI - Il Pil statunitense del secondo trimestre ha segnato quindi una contrazione del 3,9% rispetto al secondo trimestre 2008. È la contrazione peggiore dal 1947. È stato inoltre rivisto in peggio il dato del primo trimestre 2009 a -6,4% dal -5,5% della precedente rilevazione.

31 luglio 2009

 

 

 

 

L'Eni dimezza gli utili e taglia la cedola

Titolo a picco in Borsa: -6%. Profitti netti semestrali a 0,90 miliardi di euro

MILANO - Conti non in linea con le attese e delusione per il dividendo più magro. Giornata dura in Piazza Affari per Eni. Il titolo della compagnia petrolifera italiana è in calo di circa il 6% dopo l'annuncio del taglio dell'acconto di cedola 2009 del 23% a 0,50 euro da 0,65 per il primo semestre 2008.

LA CEDOLA - Sul mercato c'è delusione per questa decisione, opposta al tenore delle attese degli analisti. "Sul mercato c'è delusione perché le stime sul dividendo che circolavano erano ancora alte. Non è da escludere che il management del gruppo possa decidere di recuperare nella seconda metà dell'anno. Bisognerà vedere come saranno i prezzi del petrolio", ha commentato un analista interpellato da Reuters. A questo punto, "sembra difficile che il gruppo possa recuperare nel secondo semestre fino a raggiungere quota 1,30 euro del 2008. Sicuramente non ci riuscirà". L'ad Paolo Scaroni ha detto che una decisione finale sul saldo della cedola non sarà presa prima di febbraio e comunque la società guarderà alle condizioni in quel momento.

PER TESORO 122 MLN IN MENO - Il taglio della cedola comporterà entrate minori per ministero Economia e Cassa Depositi e Prestiti di oltre 180 milioni di euro. Il ministero dell'Economia (20,32% del capitale) registrerà un mancato introito di 122 milioni di euro, mentre per la Cdp, che detiene il 9,99% del gruppo petrolifero, la contrazione è pari a 60 milioni. L'anno scorso al ministero dell'Economia e alla Cdp sono andate cedole Eni per 1,577 miliardi di euro in totale.

I CONTI - Eni ha chiuso il secondo semestre 2009 con un utile netto pari 0,90 miliardi in calo del 60%. L'utile netto del periodo è stato di 0,83 miliardi in flessione del 75, 8% . I cash flow del trimestre si è attestato a a 2,18 miliardi. Nel primo semestre dell'esercizio in corso, Eni ha realizzato un utile netto pari a 2,66 miliardi, in calo del 49,8% e un utile netto di 2,74 miliardi(-59,5%). Il cash flow del semestre si è attestato a 7,62 miliardi. La produzione di idrocarburi di Eni nel trimestre è scesa del 2,2% a 1,733 milioni di barili/giorno e dell' 1,6% nel semestre. Le vendite di gas nel trimestre è calata del 7,7% a 20,46 miliardi di metri cubi e dello 0,5% nel semestre. Sono in atto - si legge in una nota diffusa dal gruppo - nuovi sviluppi del portafoglio E&P principalmente in Africa e Nord America. Consolidata la partnership con Gazprom attraverso tre fondamentali accordi strategici e conclusa l'acquisizione Distrigas che "rafforza la leadership Eni nel mercato europeo del gas". Eni comunica infine che è stata "avviata la dismissione di asset minerari marginali in linea con la strategia annunciata".

31 luglio 2009

 

 

 

 

Semestrale Enel: l'utile cresce del 28,7%

Utile netto a 3,52 miliardi. In leggera flessione invece i ricavi, con un calo del 3% a 28,46 miliardi di euro

ROMA - Bene, nonostante la crisi. Enel archivia i primi sei mesi dell'anno con una crescita dell'utile netto del 28,7% a 3,52 miliardi, all'interno dei quali rientrano proventi finanziari per 970 milioni di euro legati all'esercizio anticipato dell'opzione put concessa ad Acciona sul 25% del capitale di Endesa. In leggera flessione invece i ricavi, con un calo del 3% a 28,46 miliardi di euro. Il risultato operativo, informa una nota, è salito dell'11% a 5,58 miliardi di euro, mentre il margine operativo lordo è cresciuto dell'8,4% a 7,94 miliardi.

INDEBITAMENTO - L'indebitamento del gruppo è aumentato a 55,764 miliardi, in rialzo dell'11,6% rispetto ai 49,967 miliardi di fine 2008. La flessione dei ricavi, spiega Enel, è "sostanzialmente riferibile ai minori ricavi da vendita di energia elettrica in Italia, imputabili essenzialmente alle minori quantità vendute, parzialmente compensati dall'incremento dei ricavi da vendite di energia elettrica all'estero". Le vendite di gas alla clientela finale nel primo semestre 2009 ammontano a 4,1 miliardi di metri cubi e risultano in calo di 0,4 miliardi di metri cubi (-8,9%) "per effetto della riduzione dei volumi di vendita alla clientela business conseguente al rallentamento dell'economia nazionale". Enel prevede per il secondo semestre dell'anno, un "protrarsi" della "contrazione generalizzata della domanda di energia elettrica nei principali paesi in cui opera, quale conseguenza dell'attuale fase di crisi economica mondiale". Nonostante ciò, "si prevede che Enel possa mantenere un adeguato livello di redditività grazie al mix produttivo ben bilanciato, sia in termini geografici che di tecnologie utilizzate, alle strategie di copertura dei margini di generazione ormai assicurati per l'intero 2009, nonchè ai programmi di efficientamento e riduzione dei costi già avviati". Per quanto riguarda l'acconto sul dividendo, è tutto rinviato al Cda del primo ottobre prossimo, che deciderà l'ammontare dell'anticipo sulla cedola, "tenuto conto dei risultati conseguiti nel primo semestre 2009 e della prevedibile evoluzione della gestione per l'esercizio in corso".

31 luglio 2009

 

 

 

 

 

REPUBBLICA

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2009-08-01

I dati del dipartimento del Commercio migliori rispetto alle previsioni dell'1,5%

Si tratta comunque del quarto trimestre consecutivo con il segno meno

Usa, la recessione frena

Pil meglio del previsto: -1%

In forte difficoltà i consumi, che incidono per oltre due terzi sull'economia americana

Usa, la recessione frena Pil meglio del previsto: -1%

Il presidente Usa Barack Obama

ROMA - Pil Usa meglio delle previsioni. Il prodotto interno lordo, ha comunicato il dipartimento del Commercio, è sceso dell'1% tendenziale. Gli analisti avevano parlato di un -1,5%. Si tratta comunque del quarto trimestre consecutivo con il segno meno e della sesta flessione del prodotto interno lordo trimestrale in un anno e mezzo, facendo di quello attuale il peggiore andamento dell'economia da quando è iniziata la rilevazione del Pil, nel 1947.

Da considerare anche che il dato del primo trimestre è stato rivisto al ribasso dal -5,5% delle precedenti stime a -6,4%. Nel trimestre le spese delle famiglie sono scese dell'1,2%.

Le revisioni dei precedenti dati sul Pil comunicate oggi dal dipartimento del Commercio statunitense mostrano inoltre che lo scorso anno la recessione è stata più grave di quanto finora calcolato. In particolare, è stato calcolato che l'economia Usa ha subito una contrazione dell'1,9% dal quarto trimestre 2007 agli ultimi tre mesi del 2008, mentre i dati precedenti mostravano un -0,8%.

In forte difficoltà i consumi, che incidono per oltre due terzi sull'economia americana: nel secondo trimestre si è avuto un ribasso dell'1,2%, più del doppio rispetto alla stima di un -0,5%. E' stato inoltre rivisto in peggio il dato precedente a +0,6% dal +1,4% della prima rilevazione.

In generale, sul miglioramento del Pil Usa nel secondo trimestre 2009 ha inciso positivamente il ridimensionamento del deficit commerciale con un contributo dell'1,4%, che ha in parte controbilanciato la contrazione record delle scorte aziendali (156 miliardi di dollari) che ha sottratto lo 0,8% alla crescita del Pil.

Per quanto riguarda l'inflazione, calcolata in base alla spesa per beni e servizi acquistati dai consumatori, si è registrato un aumento del 2% - dopo il precedente +1,1% (dato rivisto) - inferiore al +2,3% atteso dagli economisti.

(31 luglio 2009)

 

 

 

Le stime provvisorie dell'Istat rivelano che i prezzi sono diminuiti

in settori come i combustibili, gli alimentari e i servizi sanitari

Inflazione azzerata a luglio

Non accadeva dal 1959

Inflazione azzerata a luglio Non accadeva dal 1959

ROMA - Inflazione azzerata, nulla, nel mese di luglio: a rivelarlo, sono i dati dell'Istat. Si tratta del livello minimo da cinquant'anni; una cosa del genere, infatti, non accadeva dal settembre 1959.

In base alla stima provvisoria dell'Istittuto di statistica, infatti, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo registra in questo mese una variazione di meno 1,2 per cento rispetto al mese precedente; e una variazione di meno 0,1 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente.

Sulla base dei dati, gli aumenti congiunturali più significativi ci sono stati nei capitoli Trasporti e Ricreazione, spettacoli e cultura (più 0,4 per cento per entrambi), Altri beni e servizi (più 0,2 per cento); una variazione nulla si è registrata nel capitolo Abbigliamento e calzature. Variazioni negative si sono verificate nei capitoli Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (meno 0,6 per cento), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (meno 0,4 per cento) e Servizi sanitari e spese per la salute (meno 0,2 per cento).

L'istat rivela anche che l'inflazione acquisita per il 2009, quella che si avrebbe cioè se si continuasse a registrare lo stesso livello rilevato a luglio (0,0) è pari al +0,7%.

(31 luglio 2009)

 

 

 

 

Se la ripresa è "merito" di Obama

Commentando a caldo il dato positivo (o meglio, "meno negativo") del Pil, Obama ne ha attribuito il merito all’azione della sua Amministrazione. Gli avversari lo accuseranno naturalmente di appropriazione indebita. In realtà - vedi post precedente - il problema è un altro: Obama ha ragione ma questo è preoccupante.

Il fatto stesso che la spesa pubblica sia il fattore determinante nel rallentare la caduta dell’economia americana, costringe a interrogarsi sulla solidità della ripresa.

Fino a quando Washington potrà tenere la "flebo" al braccio del paziente? E che accadrà quando Obama dovrà cominciare a ridurre il deficit pubblico? Da qui a là l’economia avrà trovato un altro motore di crescita? E quale, se la spesa delle famiglie per i consumi sarà moderata dalla necessità di ricostituire le riserve di risparmio e ridurre l’indebitamento?

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31

lug

2009

Cosa c’è dietro il "buon" Pil americano

Adesso sembra quasi che Obama avesse avuto una "soffiata", quando l’altroieri parlò di fine della recessione. Il dato sul Pil americano di aprile-giugno, uscito oggi, conferma l’impressione che la fine del tunnel è vicina. Meno un per cento di crescita è una buona notizia rispetto alle attese (la maggioranza degli esperti si attendevano -1,5%) e soprattutto lo è rispetto al -6,4% del primo trimestre.

E’ importante però leggere tutto il comunicato ufficiale che accompagna e spiega questo dato. Ecco cosa rivela: "La diminuzione del Pil reale nel secondo trimestre, molto inferiore a quella registrata nel primo trimestre, riflette una riduzione più contenuta negli investimenti fissi non-immobiliari, nelle esportazioni, e nelle scorte delle imprese private, un aumento della spesa pubblica federale e locale, una minore riduzione negli investimenti in immobili, parzialmente compensata da una più piccola riduzione nelle importazioni".

Floyd Norris del New York Times traduce questo elenco in un linguaggio più comprensibile: "Lo Stato ha speso di più mentre i consumatori hanno speso meno, l’investimento continua a scendere anche se a ritmi meno rapidi di prima, e le esportazioni si riducono anche se a una velocità inferiore al calo delle importazioni".

E’ il tipo di situazione che si chiama anche "toccare il fondo", perché più giù di così è difficile andare, ma non ci dice un granché sul dopo: sarà vera ripresa? Come si usa dire a Wall Street quando la Borsa recupera dopo lunghe cadute, anche un gatto morto rimbalza (se lo butti dal nono piano).

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27

lug

2009

La Cina arriva in forze al G2

Agli europei questa sigla fa venire le convulsioni, ma non c’è dubbio che assomiglia a un "G2" il summit che riunisce oggi a Washington i governanti dell’America e della Cina. Obama, la Clinton e il segretario al Tesoro Geithner ricevono la più vasta delegazione governativa (150 persone) mai partita da Pechino.

Non c’è questione strategica per la quale l’America non abbia bisogno della cooperazione cinese: rilancio della crescita economica, risanamento dell’ambiente, Iran, Corea del Nord. Mai nella storia due superpotenze rivali hanno avuto tanto bisogno l’una dell’altra. E nell’immediato è l’America che sembra affrontare questo dialogo in stato di necessità.

Alla vigilia di questo G2 le riserve valutarie della banca centrale cinese hanno fatto un ulteriore balzo in avanti, superando i 2.130 miliardi di dollari: un arsenale finanziario unico al mondo, con cui Pechino compra titoli del Tesoro Usa, finanziando il crescente debito pubblico di Obama.

Sullo sfondo di questo G2 c’è una domanda che i dirigenti americani sono costretti a porsi. Perché la strategia anti-recessiva cinese ha funzionato meglio?

Con 586 miliardi di dollari di spesa pubblica aggiuntiva, prontamente varati alla fine del 2008, la Cina è l’unica grande economia mondiale che può vantarsi di avere evitato il contagio della recessione. Ha subìto solo un rallentamento temporaneo della crescita, ora è già ripartita. A fine anno il suo Pil aumenterà attorno al 7,9%. Un exploit che sembrava impossibile.

Ancora pochi mesi fa tra gli esperti e le istituzioni internazionali il consenso era unanime: nessun paese sarebbe riuscito a "sganciarsi" dal convoglio della globalizzazione avviato verso la crisi. Lo sganciamento c’è stato.

Dall’altra parte del Pacifico i 787 miliardi di dollari di investimenti pubblici pro-crescita varati dal Congresso di Washington all’inizio di quest’anno hanno al massimo attutito e forse accorciato la recessione, che ancora non si è conclusa.

Questa divaricazione si spiega con la diversa natura del sistema cinese. Economia mista; con tanto mercato e tanto Stato; con elementi di concorrenza e una forte capacità di pianificazione; con la vitalità imprenditoriale del capitalismo e insieme il decisionismo di un governo autoritario. 140 enti di Stato, dall’energia alle banche, dalle telecom ai trasporti, dalle miniere alle assicurazioni, sono la cinghia di trasmissione che diffonde in tutto il sistema economico gli impulsi dati dall’alto della catena di comando.

Perciò è vano interrogarsi sull’attendibilità delle statistiche cinesi. Agli occidentali sembra una coincidenza sospetta, il fatto che la crescita nel 2009 si avvicinerà proprio all’8% annunciato dal governo molti mesi fa. Ma nel sistema cinese tra i piani del governo e i risultati la distanza è più corta che altrove: i 140 presidenti dei colossi pubblici sono parte integrante della nomenklatura comunista che ha deciso un’eccezionale mobilitazione di risorse per impedire la recessione.

Una parte si perderà per strada, nei rivoli della corruzione e nei conti cifrati dei gerarchi comunisti a Hong Kong e Macao. Gran parte della spesa però arriva a destinazione. La si vede già nei cantieri di autostrade, porti, aeroporti, centrali nucleari e solari, aperti in tempi record. Nella gara sulla modernità delle infrastrutture, è l’America che arranca con anni di ritardo dietro alla Cina.

Avendo scampato la recessione, Pechino ne approfitta per accelerare la rincorsa nei rapporti di forze con la grande rivale. "Espandetevi nel mondo", è la direttiva esplicita che il premier Wen Jiabao ha dato alle grande aziende cinesi: esortandole a riciclare il giacimento di capitali interni, usandoli per prendere il controllo di interi pezzi dell’economia globale.

Gli investimenti cinesi all’estero, che erano appena 143 milioni di dollari nel 2002 (l’anno dopo l’ingresso di Pechino nel Wto), sono saliti a 40 miliardi l’anno scorso e raddoppieranno entro la fine del 2009. Miniere australiane e argentine, petrolio iracheno e gas pachistano, grandi magazzini giapponesi e automobili sudcoreane:

il mondo intero scopre un’altra ondata di invasori cinesi, sono capitalisti con il libretto degli assegni in mano pronti ad acquistare aziende, terreni, risorse naturali. Anche la Opel, sfuggita alla Fiat, è nel loro mirino. E’ probabile che la globalizzazione stia entrando in una fase sino-centrica.

Africa e America latina vengono risucchiate in una densa rete di rapporti politico-economici con Pechino. I leader cinesi promuovono accordi di libero scambio proprio mentre l’Occidente è diventato scettico e protezionista.

20 accordi di liberoscambio in dirittura di arrivo hanno per protagonista la Cina. Uno di questi, aprendo ulteriormente le frontiere tra 1,3 miliardi di cinesi e 500 milioni di abitanti del sudest-asiatico, segna l’avvio del più grande "mercato comune" della storia.

La marcia trionfale della Cina è turbata però da incidenti molto seri. Si è appena spenta l’eco della rivolta islamica nello Xinjiang – soffocata dalla forza militare e dal silenzio stampa – e un’altra protesta è esplosa con violenza. 30.000 operai metalmeccanici nella provincia nord-orientale di Jilin si sono ribellati ai licenziamenti nell’acciaieria di Stato Tonghua.

Hanno aggredito l’amministratore delegato nel suo ufficio, lo hanno ucciso a botte, hanno impedito l’arrivo dell’ambulanza, hanno dato fuoco alle auto della polizia e bloccato l’autostrada. Non tolleravano che il top manager ricevesse 250.000 euro di stipendio all’anno, mentre i pensionati e i cassaintegrati dell’acciaieria devono sopravvivere con 20 euro al mese.

La tragica esplosione di rabbia di quegli operai è un evento più frequente di quanto si venga a sapere. L’accumularsi di risentimenti per le diseguaglianze sociali è il risultato di uno sviluppo dominato dagli interessi delle grandi imprese.

In base alle sue stesse statistiche ufficiali la Cina ha 300.000 ultramilionari, ma la quota dei salari sul Pil è scesa dal 53% al 40% negli ultimi dieci anni.

Per placare le tensioni create da questo modello economico, i leader di Pechino hanno una sola risposta: correre sempre più velocemente, in modo che la diffusione del benessere a nuovi strati della popolazione anestetizzi le richieste di giustizia.

E’ una ricetta che per il momento funziona: i conflitti sociali proliferano ma restano frammentati. A differenza dall’Iran, non si vede all’orizzonte una sfida alla legittimità del regime cinese. Ben diversa da tante altre nazioni emergenti, Pechino governa in modo efficiente una società complessa che ha le dimensioni di un continente.

La sua classe dirigente non mostra di avere divisioni interne, un ingrediente essenziale per segnare l’inizio di una crisi.

L’Amministrazione Obama che oggi riceve la "delegazione imperiale" della grande rivale, scopre nei rapporti con la Cina una serie di dilemmi ben più intricati rispetto a ciò che fu il confronto con l’Urss per Kennedy, Nixon, Carter e Reagan.

Mai in passato l’America ebbe come principale concorrente un paese che le era al tempo stesso indispensabile come lo è la Repubblica Popolare. E’ una Cina con la quale l’Occidente ha un’irriducibile divergenza di valori, politici e morali; ma nessun leader democratico può augurarsi a cuor leggero che il gigante asiatico sprofondi in una crisi.

In che mondo vivremmo, se Pechino perdesse il controllo della situazione? A meno di improvvisi scherzi della storia, Obama e i suoi preferiranno lasciare quella domanda aperta, a una prossima generazione.

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10

lug

2009

Generosità dei Grandi verso il Terzo mondo

Come valutare la dimensione dello sforzo compiuto al G8 con la creazione del fondo alimentare da 20 miliardi di dollari (destinato a investimenti nei paesi più poveri)?

Forse è utile ricordare quanto è stato speso dall’Amministrazione di Washington per salvare una sola delle istituzioni finanziarie in crisi l’anno scorso. La compagnia assicurativa Aig, travolta dalle sue operazioni speculative, ha ricevuto dal contribuente aiuti per 170 miliardi di dollari.

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10

lug

2009

Africa: il G8 promette aiuti, Pechino investe

Quei 20 miliardi di dollari di investimenti per il fondo alimentare annunciati al G8, e prevalentemente destinati ad aiutare l’Africa, sono un’inezia rispetto al volume degli investimenti cinesi in Africa.

E’ un altro terreno sul quale la Cina rappresenta una formidabile sfida verso la vecchia logica del direttorio occidentale. In Africa ormai è la penetrazione cinese a dettare tempi e modi dello sviluppo.

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9

lug

2009

G8, i Bric rilanciano la sfida al dollaro

L’assenza di Hu Jintao non ha impedito alla delegazione cinese di rilanciare un tema su cui Pechino insiste ormai da mesi: la critica al ruolo del dollaro come unica moneta universale.

Un ruolo che i cinesi vogliono in prospettiva ridimensionare, per una ragione fondata: impedire che attraverso l’uso globale del dollaro (principale moneta di riserva delle banche centrali e di pagamento degli scambi mondiali) si trasferiscano alle economie reali di tutti i paesi gli choc destabilizzanti che nascono dagli squilibri monetari e fiscali dell’America.

La sfida al dollaro è (con l’ambiente) uno dei temi su cui la Cina fa da "cuneo" nel G8 e attira sulle proprie posizioni anche la Russia. Proprio Putin di recente ha organizzato un vertice dei quattro Bric (Brasile Russia India Cina) dove è stata data un’accelerazione all’uso delle rispettive monete (real, rublo, rupia e renminbi) in sostituzione del dollaro per il pagamento dell’interscambio bilaterale fra le quattro potenze emergenti.

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9

lug

2009

Dal G8 al G14 tutti uniti contro il protezionismo?

Primo bilancio della mattinata all’Aquila, una raffica di impegni solenni per contrastare il protezionismo: rilancio dei negoziati (Doha) sulla liberalizzazione degli scambi, rifiuto delle svalutazioni competitive. Giusta l’analisi: oggi la tentazione del protezionismo è uno dei veri ostacoli a una ripresa economica solida e duratura.

Quanto credibili queste promesse? Le clausole Buy American, Buy Chinese, ecc., sono ben incrostate nelle manovre di spesa pubblica varate dalle principali economie mondiali. I leader torneranno a casa decisi a smantellare questo protezionismo strisciante?

Difficile crederlo, tanto più che avanza una nuova forma di protezionismo ambientalista, quella introdotta molto di recente dagli Stati Uniti con una "carbon tax" sulle importazioni dai paesi altamente inquinanti ( = Cina).

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8

lug

2009

Cosa c’è dietro la fuga di Hu Jintao?

L’inaudita decisione del presidente cinese di tornare all’improvviso a Pechino disertando il G-8 lascia a tutta prima sconcertati. Si accavallano gli interrogativi.

Per quanto drammatica sia la situazione dell’ordine pubblico nello Xinjiang, la provincia sconvolta dalla ribellione degli uiguri, non basterebbe il primo ministro Wen Jiabao a Pechino per garantire l’azione del governo? Non ci sono a Pechino un ministro degli Interni, i capi della polizia e delle forze armate a gestire l’emergenza?

Tornando all’improvviso senza partecipare a un G8 dove la Cina avrebbe avuto un ruolo di primo piano, Hu non rischia di dare ai propri concittadini una sensazione di panico?

Tutti gli interrogativi sono fondati e non c’è dubbio che la fuga di ieri sera dall’Italia tradisce un nervosismo estremo. In altri tempi, nell’èra di Mao Zedong segnata dalle battaglie tra fazioni del partito comunista, si sarebbe detto che Hu Jintao ha temuto una congiura di palazzo per esautorarlo sull’onda dei gravi fatti di Urumqi.

Oggi questo scenario "golpista" è improbabile. Le correnti nel partito comunista esistono ancora, eccome, ma gli scontri di potere avvengono in modo più felpato che ai tempi di Mao o di Deng Xiaoping. Di certo però qualche suo avversario interno poteva accusarlo di "assenteismo" e distrazione, quindi indebolirlo politicamente, se fosse rimasto all’Aquila.

Poi c’è un problema d’immagine verso l’opinione pubblica cinese. Per quanto sia autoritario, il regime di Pechino si pone a modo suo il problema del consenso. Hu Jintao deve aver calcolato che i suoi concittadini preferiscono averlo a casa, al timone del paese in una situazione di emergenza, anziché lontano migliaia di chilometri a un vertice internazionale.

Infine, la presenza di Hu Jintao a Pechino può dare maggiore solennità e un’immagine di compattezza se è imminente l’annuncio di provvedimenti estremi, come la proclamazione della legge marziale nello Xinjiang. Resta il fatto che la fuga precipitosa dall’Italia è un gesto gravido di conseguenze: l’ammissione che la crisi dello Xinjiang è un allarme nazionale, un evento potenzialmente destabilizzante.

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7

lug

2009

Perché lo Xinjiang non sarà una Cecenia

Di fronte all’ampiezza della ribellione uigura riaffiora in alcuni ambienti occidentali la vecchia tentazione di tracciare dei parallelismi tra la Cina di oggi e l’Unione sovietica. Esperti autorevoli evocano uno scenario di medio-lungo periodo in cui la Repubblica Popolare può essere destabilizzata da spinte centrifughe, ivi compresi i separatismi di natura etnica.

In queste futurologie lo Xinjiang diventa una potenziale "Cecenia cinese", l’epicentro di una tensione che potrebbe assumere le forme della lotta armata, e impegnare i cinesi in une logorante escalation repressiva. Gli stessi dirigenti di Pechino in fondo sembrano quasi alimentare queste teorie, quando denunciano ad ogni piè sospinto - nello Xinjiang come in Tibet - congiure secessioniste e trame ostili dell’Occidente.

Ma ci sono ragioni importanti per cui lo Xinjiang non diventerà una Cecenia e lo scenario della disintegrazione etnica non si può applicare alla Cina. Senza dubbio la tentazione della lotta armata esiste tra alcune frange delle minoranze etniche. La dialettica "guerriglia contro repressione" però è abbastanza marginale rispetto alle tendenze di fondo che consolidano il potere cinese.

E’ vero che la Repubblica Popolare si può considerare come l’ultimo grande impero multietnico, visto che ampie zone del suo territorio sono state oggetto di conquista, e sono tuttora abitate da popoli che si considerano oppressi. Tuttavia le armi della Cina per soggiogarli, prima ancora della forza militare oggi si chiamano economia e demografia.

A differenza dei russi bianchi che sono un’etnìa declinante, i cinesi han rappresentano oltre il 90% degli abitanti della Repubblica Popolare. E la loro capacità di trasformare le provincie periferiche attraverso lo sviluppo economico è semplicemente formidabile. Mai la Russia sovietica ebbe una simile capacità di modernizzare e arricchire le zone soggette al suo dominio.

La logica che ha trasformato completamente due città come Lhasa e Urumqi è questa: i cinesi portano ricchezza, anche se se ne appropriano una quota sproporzionata rispetto alla popolazione locale; e i cinesi hanno una superiorità numerica tale da poter annegare le identità locali a furia di ondate migratorie.

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6

lug

2009

Dopo Urumqi, si rivolta Kashgar?

I moti di Urumqi, che hanno fatto 156 morti secondo l’ultimo bilancio di fonte ufficiale cinese, sono avvenuti nella città dello Xinjiang dove gli uiguri musulmani sono ormai minoranza.

Come capitale della provincia, infatti, Urumqi è il polo prioritario di attrazione degli immigrati cinesi dell’etnìa dominante Han. Questi ultimi rappresentano già il 70% della popolazione di Urumqi. Quindi le forze dell’ordine nella loro sanguinosa repressione della rivolta possono contare su un "retroterra amico".

Ma già oggi la protesta sembra lambire quelle zone dello Xinjiang dove l’etnìa islamica è rimasta maggioritaria. Gli stessi mass media cinesi sostengono che la polizia avrebbe disperso una manifestazione vicino alla maggiore moschea di Kashgar. Quest’ultima è la città più "islamica" e tradizionalmente più insofferente verso il dominio cinese.

A Kashgar i rapporti di forze etnico-demografici sono invertiti rispetto a Urumqi: il 70% della popolazione è uigura. E’ a Kashgar che l’anno scorso, prima delle Olimpiadi di Pechino, avvenne il più grave episodio di violenza con l’attacco a una caserma di polizia e una strage di agenti. Se la protesta divampasse anche a Kashgar, il dispositivo di sicurezza per domarla si muoverà in un ambiente ben più ostile.

L'UNITA'

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2009-08-01

L'inflazione scende a zero Mai così bassa dal 1959

Il tasso di inflazione a luglio e' stato pari a zero, dal +0,5% di giugno. Lo comunica l'Istat fornendo la stima provvisoria. Su base mensile i prezzi al consumo hanno registrato una variazione nulla rispetto a giugno. Il tasso e' il piu' basso dal settembre del 1959 quando era stato del -1.1%.

L'indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca), sempre in base alla stima provvisoria, a luglio ha registrato una variazione di -1,2% rispetto al mese precedente e di -0,1% rispetto a luglio 2008. L'inflazione di fondo si e' attestata a +1,4%, cosi' come l'inflazione al netto dei prodotti energetici.

Sulla base dei dati provvisori, gli aumenti congiunturali piu' significativi si sono avuti per i trasporti e ricreazione, spettacoli e cultura (entrambi +0,4%), e altri beni e servizi (+0,2%); una variazione nulla si e' avuta per l'abbigliamento e calzature, mentre variazioni negative si sono registrate per l'abitazione, acqua, elettricita' e combustibili (-0,6%), prodotti alimentari e bevande analcoliche (-0,4%) e servizi sanitari e spese per la salute (-0,2%).

Su base annua gli incrementi piu' elevati si sono avuti per bevande alcoliche e tabacchi (+2,8%), altri beni e servizi (+2,6%) e istruzione (+2,2%). Il settore comunicazioni ha registrato una variazione tendenziale nulla, mentre si sono avute variazioni negative per i trasporti (-4,5%) e abitazione, acqua, elettricita' e combustibili (-2,3%).

Prezzi dei beni alimentari e dei carburanti in calo a luglio rispetto al precedente mese di giugno. In base ai dati provvisori forniti dall'Istat, i beni alimentari hanno registrato un calo congiunturale del -0,3%, che ha portato il tasso annuo a rallentare al +1,4% (dal +1,9% di giugno). In particolare la pasta di semola di grano duro ha registrato un ulteriore calo congiunturale (-0,1%) e ora costa lo 0,7% in meno rispetto ad un anno fa. Sul fronte dei carburanti, la benzina verde e' diminuita su base mensile dell'1,1%, portando cosi' il tasso annuo al -16,3%; per il gasolio il calo congiunturale e' stato piu' leggero (-0,2%), ma rispetto ad un anno fa costa il 28,3% in meno. Nel complesso, i beni energetici non regolamentati sono diminuiti dello 0,3% su base congiunturale e del 19,7% su base tendenziale.

La diminuzione congiunturale dei beni alimentari registrata a luglio (-0,3) e' dovuta soprattutto al settore dei prodotti non lavorati (-0,7%; invariati invece i lavorati): in particolare la frutta fresa ha registrato un calo dell'1,6% su base mensile e i vegetali freschi del 2%. I prodotti non lavorati registrano tuttavia un aumento su base annua dell'1,3% e i lavorati dell'1,6%. Rallenta ulteriormente

la crescita dei prezzi di pane e cereali, segnando a luglio un +1,5%, dal +2,2% di giugno. Per quanto riguarda i beni energetici, da essi proviene un ''contributo importante all'azzeramento dell'inflazione'', precisano i tecnici dell'Istat, rilevando che i prezzi

energetici proseguono la tendenza alla diminuzione, segnando un calo dell'1,6% su base mensile e del 14,7% su base annua.

Oltre ai prodotti energetici non regolamentati, calano anche quelli regolamentati: a luglio c'e' stato infatti l'adeguamento della

componente tariffaria, che ha portato il prezzo di questi prodotti a scendere del 3,2% su base mensile e addirittura del 5,7% su base tendenziale, segnando un inversione di tendenza dal +0,7% di giugno. In particolare le tariffe elettriche sono

calate dello 0,6% in un mese e del 5% in un anno, mentre il gas e' sceso del 4,4% in un mese e del 5,7% in un anno.

Aumenti dei prezzi anche consistenti a luglio per numerosi settori dei servizi, dalla pay tv ai trasporti marittimi e ferroviari, fino agli affitti. Ma in controtendenza vanno i biglietti aerei e i pacchetti vacanza. I servizi crescono nel complesso dell'1,6% su base annua, ma c'e' una prosecuzione al rallentamento dei prezzi. Tuttavia aumenti anche consistenti si registrano in numerosi settori: la Pay tv aumenta del 13,6% su base annua, i servizi postali dell'11,2%, i trasporti marittimi dell'8,8%, quelli ferroviari del 6%, i servizi balneari segnano un +4,3%, i servizi finanziari +4%, e gli affitti +3,3%. In controtendenza, tuttavia, i prezzi dei trasporti aerei che

calano in un anno del 18,4% e i pacchetti vacanza (-1,3%). In flessione anche i prezzi di alcuni prodotti tecnologici, come i navigatori satellitari (-11%) e la telefonia mobile (-12,2%).

31 luglio 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-08-01

Il Pil Usa cala dell'1% nel secondo trimestre

31 luglio 2009

L'economia statunitense si è contratta meno delle attese nel secondo trimestre 2009. Il Pil, ha comunicato il dipartimento del Commercio, è sceso dell'1% (le attese erano per un calo dell'-1,5%) rispetto al primo trimestre. Si tratta in ogni caso del quarto trimestre consecutivo di calo, serie negativa mai registrata prima d'ora da quando sono cominciate le rilevazioni nel 1947. Rispetto al secondo trimestre dello scorso anno, il Pil statunitense del secondo trimestre ha segnato una contrazione del 3,9%. Nel trimestre le spese delle famiglie sono scese dell'1,2% per cento. Nel dettaglio le spese per beni durevoli sono scese del 7,1% (contro +3,9%), mentre quelle per beni non durevoli sono diminuite del 2,5% (contro +1,9%). In aumento dello 0,1%, invece, le spese per servizi (-0,3%). È stato inoltre rivisto in peggio il dato del primo trimestre 2009 a -6,4% dal -5,5% della precedente rilevazione.

Secondo il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, il calo dell'1% nel secondo trimestre, migliore del previsto e in forte recupero dal -6,4% dei primi tre mesi, dimostra i "progressi" fatti nella lotta contro la recessione."C'è ancora molto lavoro da fare", ha aggiunto Robert Gibbs. Il dato della settimana prossima sull'occupazione Usa registrerà probabilmente la perdita di altre centinaia di migliaia di posti di lavoro, ha concluso Gibbs.

Già questa mattina il presidente Obama aveva anticipato un commento, sottolineando che il sistema bancario e creditizio sono in via di stabilizzazione e questo è segnale che l'economia promette di ripartire anche se lentamente. "I dati del Pil - ha dichiarato Obama - ci diranno che l'economia si è contratta nel secondo trimestre e che la disoccupazione resta ancora un grave problema. Non ci fermeremo finché non si vedrà non solo una ripresa tecnica del prodotto interno lordo, ma anche un miglioramento delle prospettive occupazionali e reddituali del popolo americano. E ci vorrà del tempo".

31 luglio 2009

 

 

 

 

Enel torna sul mercato: bond fino a 10 miliardi

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31 luglio 2009

Il consiglio di amministrazione di Enel, nell'ambito del programma di rifinanziamento e di allungamento della scadenza media dell'indebitamento consolidato, ha deliberato ieri la emissione entro il 30 giugno 2010 di uno o più prestiti obbligazionari, da collocare presso investitori istituzionali e/o presso il pubblico dei risparmiatori, per un importo complessivo massimo pari al controvalore di 10 miliardi di euro. Lo annuncia una nota del gruppo. .

Le emissioni, riferisce una nota, potranno essere effettuate direttamente da parte di Enel ovvero da parte della controllata lussemburghese Enel Finance International (con garanzia della capogruppo), in relazione alle opportunità che questa seconda soluzione potrà offrire per il collocamento su mercati regolamentati esteri o per il private placement presso investitori istituzionali esteri. Il consiglio di amministrazione ha demandato all'amministratore delegato il compito di ripartire le emissioni obbligazionarie tra le due società sopra indicate, nonché di definire gli importi, le valute, i tempi e le caratteristiche delle singole emissioni, con facoltà di richiederne la quotazione presso uno o più mercati regolamentati. §

Nel corso del primo semestre del 2009, ricorda la società, Enel ha emesso una nuova tranche di un prestito obbligazionario collocato privatamente presso un'impresa assicurativa, per un importo complessivo di 97 milioni di euro.

Nel periodo che va dal primo luglio 2009 al 31 dicembre 2010 è prevista la scadenza di prestiti obbligazionari per un importo complessivo di 1.807 milioni (di cui 824 milioni relativi al gruppo Enel senza considerare Endesa), di cui si segnalano di seguito i principali: 150 milioni relativi a un prestito obbligazionario a tasso variabile, emesso da Endesa Capital, in scadenza a luglio 2009; 269 milioni relativi a diverse tranches di un prestito obbligazionario a tasso variabile, emesso da Enel e collocato privatamente presso un'impresa assicurativa, in scadenza a novembre 2009; 110 milioni relativi a un prestito obbligazionario a tasso fisso, emesso da International Endesa, in scadenza a gennaio 2010; 105 milioni relativi a un prestito obbligazionario a tasso fisso, emesso da International Endesa, in scadenza a febbraio 2010; 100 milioni relativi ad un prestito obbligazionario a tasso fisso, emesso da Enel Investment Holding, in scadenza a settembre 2010.

31 luglio 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Obama: economia meglio del previsto.

Luglio da record per il Dow Jones

31 luglio 2009

Il Pil Usa cala dell'1% nel secondo trimestre

Segui gli indici

I grafici delle Borse

AGGIORNAMENTO ORE 22.15

"Nei primi sei mesi della mia amministrazione l'economia è andata meglio del previsto". Lo ha detto il presidente Barack Obama commentando gli ultimi dati federali sul Pil, secondo i quali la recessione è in frenata. Il presidente si è detto consapevole, tuttavia, che negli Usa sono ancora troppi i posti di lavoro persi. Obama prevede infatti che saranno negativi i dati sull'occupazione che verranno resi noti la prossima settimana, mentre ha espresso soddisfazione per i risultati legati agli incentivi alla rottamazione di vecchie auto.

A Wall Street gli investitori hanno accolto in positivo ma con cautela gli ultimi dati macroeconomici e sul finale i guadagni hanno subito una limatura. Il Dow Jones alla fine è avanzato dello 0,16% a 9.169,80 punti, il Nasdaq ha ceduto lo 0,29% a 1.978,50 punti, mentre lo S&P 500 è salito dello 0,05% a 987,21 punti, a un soffio dai quella quota mille che ha lasciato lo scorso novembre. Luglio si è chiuso comunque per il Dow Jones come il miglior mese (+8,6%) da ottobre 2002 e il miglior luglio dal 1989. Bene Bank of America (+5,87%), Alcoa e Caterpillar, male Citigroup. Chevron guadagna nonostante il pesante -71% degli utili nel secondo trimestre dovuto principalmente - come per le altre big del settore, duramente colpite dalla crisi - al calo del greggio, il cui prezzo si è dimezzato rispetto a un anno fa (ma il Wti oggi ha terminato a New York in rialzo di 2,38 dollari a 69,32 dollari al barile, ai massimi dal 2 luglio). Sul versante valutario euro scambiato a 1,4250 dollari (1,4259 il finale in Europa) e a 135,05 yen (134,97).

Nel secondo trimestre la dinamica recessiva si è attenuata, con un calo del Pil dell'1%, secondo la stima preliminare diffusa dal dipartimento del Commercio. Tuttavia sempre oggi è stato rivisto decisamente in peggio il dato sul primo trimestre, in cui ora viene indicato un crollo del Pil del 6,4 per cento contro il meno 5,5 per cento precedentemente stimato. La componente delle spese per consumi mostra un andamento anche più debole rispetto al dato generale. E nel frattempo i salari avanzano a rilento, fattore che combinato all'aumento della disoccupazione può minare ulteriormente i consumi interni, che rappresentano il 70 per cento circa dell'economia Usa.

I listini Usa sono sostenuti anche dall'indice Pmi di Chicago, ovvero l'indice dei responsabili degli acquisti del distretto industriale di Chicago, che a luglio è salito a 43,4 punti dai 39,9 di giugno. Nel mese sono migliorate le componenti che misurano l'occupazione (da 28,9 a 35,3 punti) e le consegne da parte dei fornitori (da 41,6 a 48 punti), mentre hanno registrato un calo i nuovi ordini (da 48 a 41,6 punti). In flessione la componente che misura i prezzi pagati dalle aziende da 36,3 a 35 punti.

Seduta negativa, l'ultima della settimana, per le Borse del Vecchio continente. Parigi ha perso lo 0,22%, Francoforte lo 0,44% e Londra lo 0,65 per cento. In netto ribasso gli indici a piazza Affari. Il Ftse Mib è sceso infatti dell'1,17%, sui minimi della giornata e peggio delle altre piazze finanziarie europee, mentre il Ftse all share ha ceduto l'1,4 per cento. A pesare sull'andamento della media è stata la flessione marcata della quotazione di Eni (-7,74% ), che ha risentito dei conti semestrali e della decisione di distribuire un acconto sul dividendo inferiore a quello dell'anno scorso. In calo, più contenuto, anche altri importanti valori del listino, come Fondiaria (-4,47%), Parmalat (-3,6%), Stmicroelectronics (-0,8%) e Generali (-1,66%), in un contesto europeo che ha visto prevalere i segni negativi dopo la lunga serie di rialzi.

I conti hanno premiato invece Bulgari. Bene anche Tenaris (+2,6%), al traino del rally messo a segno dalla concorrente francese Vallourec. Positiva Enel (1,7%) dopo i conti e l'annuncio di emissioni obbligazionarie per 10 miliardi di euro. Nel resto del listino balza a +18% I Viaggi del Ventaglio, che ha siglato un accordo per la cessione del comparto hotel e studia l'apertura del capitale a nuovi soci.

Sul resto del listino vola Olidata con uno strappo el 30% sull'annuncio dell'acquisto del 25% della società da parte di Acer. Prese di beneficio su Monti Ascensori che cede l'8% dopo una serie di forti rialzi.

31 luglio 2009

 

 

 

Inflazione al palo a luglio,

dato ai minimi da 50 anni

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31 luglio 2009

Il comunicato Istat

Eurozona, prezzi al minimo storico

Isae: "Nei prossimi mesi prezzi stabili o in calo"

Inflazione azzerata a luglio. L'indice nazionale dei prezzi al consumo ha presentato una variazione nulla sia rispetto al mese di giugno 2009, quando era allo 0,5%, sia rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Lo comunica l'Istat sottolineando che, in base alla stima provvisoria, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) registra nel mese di luglio una variazione di -1,2% rispetto al mese precedente e una variazione di -0,1% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Erano cinquant'anni che non si registrava un tasso d'inflazione così basso. Per trovare un'inflazione più bassa di quella registrata a luglio, pari a zero, bisogna tornare infatti al settembre del 1959 quando il tasso era stato del -1,1%.

Gli aumenti congiunturali più significativi - spiega l'Istat - si sono verificati per i capitoli Trasporti e Ricreazione, spettacoli e cultura (+0,4 per cento per entrambi), Altri beni e servizi (+0,2%); una variazione nulla si è registrata nel capitolo Abbigliamento e calzature. Variazioni negative si sono verificate nei capitoli abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-0,6%), prodotti alimentari e bevande analcoliche (-0,4%) e servizi sanitari e spese per la salute (-0,2%).

Gli incrementi tendenziali più elevati si sono registrati nei capitoli bevande alcoliche e tabacchi (più 2,8 per cento), altri beni e servizi (più 2,6 per cento) e istruzione (più 2,2 per cento). Una variazione tendenziale nulla si è registrata nel capitolo comunicazioni. Variazioni tendenziali negative si sono verificate nei capitoli trasporti (meno 4,5 per cento) e abitazione, acqua, elettricità e combustibili (meno 2,3 per cento).

Secondo l'associazione Adiconsum "abituati per molti anni ad aumenti, l'inflazione zero rappresenta certamente un dato positivo per il potere d'acquisto, ma non per tutti. Infatti, occorre tener conto che per molte famiglie il reddito disponibile è inferiore al passato per la cassa integrazione, la perdita del posto o per la perdita di quell'integrativo al reddito proveniente dal lavoro nero. L'inflazione zero è tuttavia una conferma della recessione in atto".

31 luglio 2009

 

Eurozona, prezzi al minimo storico

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31 luglio 2009

Inflazione al minimo storico a luglio in Eurozona. L'indice dei prezzi al cunsumo dei 16 paesi dell'area euro elaborato da Eurostat ha segnato un -0,6% ritoccando per la terza volta consecutiva il record storico dopo il -0,1% di giugno e lo zero di maggio.

Il dato é uscito sostanzialmente in linea con le previsioni degli analisti. Da segnalare il tasso di -0,6% registrato in Germania che raprpesenta il primo segno meno nel dato annuale armonizzato della più grande economia del Vecchio Continente. Significativo anche il -1,4% della Spagna.

31 luglio 2009

 

 

Prezzi alla produzione a giugno: calo record nei 12 mesi

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31 luglio 2009

Il rapporto Istat

La serie storica

A giugno l'indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali è aumentato dello 0,5% rispetto al mese precedente ed è diminuito del 6,3% rispetto allo stesso mese del 2008. A livello tendenziale è il calo più ampio da gennaio 2006 (su base 2005=100). Lo comunica l'Istat, aggiungendo che nella media del secondo trimestre dell'anno l'indice è diminuito dello 0,8% rispetto ai primi tre mesi del 2009. Nel mercato interno si registra un aumento dello 0,5% congiunturale e una diminuzione del 7,2% tendenziale (la diminuzione più ampia da gennaio 2006, base 2005=100). Un trend simile si registra anche sul mercato estero, dove l'indice sale dello 0,5% su base mensile e scende del 3,5% su base annua.

31 luglio 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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