CORRIERE della SERA
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2009-06-26
Crisi, Berlusconi va all'attacco
"Chiudere bocca a chi sparge panico"
E insiste: niente pubblicità ai media catastrofisti. "Gli italiani con me nonostante i veleni e le calunnie"
ROMA - Per combattere davvero la crisi economica bisogna "chiudere la bocca a tutti questi organismi internazionali che ogni giorno dicono la crisi di qua e la crisi di là" e anche "agli organi di stampa che tutti i giorni danno incentivi alla paura e diffondono il panico". Lo dice il premier Silvio Berlusconi in conferenza stampa a Palazzo Chigi per l’approvazione del Dl manovra. "Gli organi di stampa - ha insistito Berlusconi - riprendono le posizioni del tanto peggio tanto meglio delle opposizioni e danno incentivi alla paura".
NO PUBBLICITÀ A MEDIA CATASTROFISTI - Illustrando i contenuti del decreto anti crisi, torna a parlare del rapporto con la stampa che da spazio al catastrofismo: "Occorre incentivare l'azione affinchè editori e direttori dei giornali non contribuiscano a diffondere pessimismo". Poi attacca: "L'ho detto a Santa Margherita anche se ha fatto scandalo e lo ripeto: gli imprenditori devono minacciare di non dare pubblicità a quei media che sono essi stessi fattori di crisi". Al G8 e G27 che "presiederò dirò agli imprenditori di non avere paura, di pubblicizzare i loro prodotti e di essere più convincenti con i direttori e i responsabili degli organi di stampa, incentivandoli affinchè non diffondano la paura".
ORGANISMI INTERNAZIONALI - "Bisogna rilanciare i consumi come prima. E per risollevarli bisogna far sì che prima di tutto il governo e in secondo luogo tutte le organizzazioni internazionali, lavorino per rilanciare la fiducia". Secondo il Cavaliere queste organizzazioni internazionali "un giorno si" e uno no escono e dicono che il deficit è al 5%, meno consumi del 5%, crisi di qui, crisi di lá, la crisi ci sará perfino al 2010, la crisi si chiuderà nel 2011... un disastro. Dovremmo - avverte - veramente chiudere la bocca a tutti questi signori che parlano, magari perché di cose che i loro uffici studi gli dicono possono verificarsi, ma che così facendo, distruggono la fiducia dei cittadini dell'Europa e del mondo". Tra gli altri, a parlare del pil a meno 5% era stato giovedì il governatore di Bankitalia Mario Draghi.
GLI ITALIANI SONO CON ME - A suffragare il suo pensiero, il presidente del Consiglio cita gli italiani: "Gli italiani ci hanno votato e continuano a darci consenso nonostante tutti i miasmi, le calunnie e i veleni che tentano di lanciarci addosso per sommergerci. Gli italiani - prosegue Berlusconi - ne vengono fuori con un maggiore attaccamento a noi, alla nostra parte politica e a me personalmente. Io credo che gli italiani ci premino perché rispettiamo gli impegni assunti, questa è la vera moralità che abbiamo portato nella politica. Con il testo di questo decreto guardiamo al domani perché è un decreto di spinta all'economia".
26 Giuno 2009 |
REPUBBLICA
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2008-06-26
Draghi avverte: per superare la crisi
serve la tenuta di lavoro e consumi
Bankitalia: Pil giù almeno del 5%. Tremonti: silenzio sulle stime fino a settembre
DAL NOSTRO INVIATO
L’AQUILA — La condizione essenziale per sperare nell’uscita dalla recessione "è la tenuta dei consumi ", che a sua volta è legata alla sostanziale "tenuta del lavoro". Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, presentando a L’Aquila il rapporto sull’economia dell’Abruzzo, torna ad insistere sul problema dell’occupazione in tempi di crisi. Quella crisi che "per eccezionalità, intensità e subitaneità " è simile al sisma vissuto dagli abitanti della zona. I consumi dunque. Finora hanno tenuto, spiega il governatore "ma se dovessero flettere le possibilità di recupero sarebbero difficili ".
Si potrà insomma parlare di uscita dalla crisi "quando si realizzeranno queste due condizioni: la tenuta dei consumi e la tenuta del lavoro o comunque della capacità di spesa anche in presenza di una crescita della disoccupazione" dice Draghi. Il quale prosegue osservando che sarà quindi "rilevante il comportamento dei consumatori e delle imprese da un lato e delle politiche economiche che verranno adottate nei prossimi mesi dall’altro". Nel medio periodo invece "sarà pure importante cominciare a domandarsi come uscire dalla crisi: è troppo presto per mettere in atto strategie precise ma non per iniziare a disegnarle e comunicarle ". Così da influire anche sulle aspettative. A livello globale gli interrogativi, spiega il governatore, riguardano il rientro dalla "straordinaria" espansione della liquidità e l’esito del massiccio intervento degli Stati, non dell’Italia, nel salvataggio delle banche.
Saranno definitivamente nazionalizzate? "Non credo" dice Draghi ma la gente, il mercato vuole saperlo, anche se, in ogni caso, per cominciare ad attuare azioni di rientro è necessario che le banche "siano riparate e che il credito torni ad affluire all’economia". Ci sono segnali positivi ma non si può ancora parlare di "svolta". E l’Italia? Per il governatore, che conferma così le previsioni fatte con le Considerazioni finali del 29 maggio scorso, se non accadrà più nulla, se cioè la caduta come è possibile si fermerà, il Pil dovrebbe calare quest’anno attorno al 5%. Come si uscirà dalla crisi? "Avverrà con lo stesso ritmo di crescita con cui siamo entrati, cioè pari a zero? " si chiede Draghi, per il quale l’unica risposta per evitare il Pil piatto degli ultimi 15 anni, è "riforme, riforme".
La replica del ministro Giulio Tremonti non si è fatta attendere. Intervistato dal "Tg2" ha ricordato che "la stessa istituzione qualche mese fa aveva detto -2%". Tremonti ha poi fatto un appello agli economisti, chiedendo "silenzio fino a settembre". "Facciamo passare almeno l'estate. Ne guadagnerebbero gli economisti in salute, ma soprattutto la gente. Non è censura, è igiene". La sollecitazione di Draghi (che riconosce comunque progressi nel campo della Pubblica amministrazione e anche nella scuola) per le riforme strutturali a tutto campo si incontra con la classifica di Eurostat sul Pil pro capite del 2008 che conferma l’ultimo posto, cioè il tredicesimo, dell’Italia fra i maggiori Paesi della Ue per il secondo anno consecutivo battuta dalla Spagna. Sulla crisi e in particolare sul ruolo delle banche nella crisi, ieri è intervenuto anche l’amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo. Parlando a Roma, al Forum su "Una nuova governance mondiale per una crescita sostenibile", Profumo ha sostenuto che l’economia reale "è chiaramente in difficoltà" e le imprese, soprattutto le più piccole, risentono dell’allungamento dei tempi di pagamento da parte dei loro clienti. Le banche però "stanno sostenendo in misura consistente questo fenomeno e dire che tutti i problemi nascono dalle banche è strutturalmente sbagliato".
Stefania Tamburello
25 giugno 2009(ultima modifica: 26 giugno 2009)
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L'UNITA'
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2009-06-26
Draghi: "Il Pil giù del 5% nel 2009"
Se il Pil italiano non continua a scendere nel secondo semestre, la sua caduta a fine anno si attesterà intorno al -5%. La previsione per l'economia italiana nel 2009 arriva dal Governatore di Bankitalia, Mario Draghi, proprio in concomitanza delle rilevazioni Eurostat sul pil pro-capite dei diversi paesi europei, che vede l'Italia confermarsi anche nel 2008 al tredicesimo posto, dietro la Spagna e davanti a Grecia, Cipro e Slovenia.
Parlando a L'Aquila, dove ha presentato il rapporto di Via Nazionale sull'economia abruzzese nel 2008, il governatore ha ribadito l'allarme crescita, tracciando però la strada per uscire dalla crisi. Fondamentali, oltre alle riforme strutturali nel lungo termine, la tenuta dei consumi, legata a doppio filo a quella del mercato del lavoro: "si potrà parlare di crescita solo se queste condizioni si realizzeranno", ha sottolienato Draghi.
Attenzione particolare soprattutto ai consumi, perchè "se dovessero flettere, anche le speranze di ripresa", testimoniate anche dal rialzo delle stime da parte di alcuni organismi internazionali, "potrebbero diventare difficili da realizzarsi". Secondo il governatore, "per la tenuta dei consumi è essenziale una sostanziale tenuta del mercato del lavoro, ma la disoccupazione continua a crescere". Per questo, tra le condizioni necessarie per la ripresa, Draghi evidenzia la necessità che "la capacità di spesa venga conservata anche in presenza di crescita della disoccupazione".
E non è quindi un caso che il numero uno di Via Nazionale chiami in causa "le politiche economiche che verranno fatte nei prossimi mesi" e le inserisca fra "le condizioni per il superamento di questa crisi". Per il governatore è ancora "molto presto per mettere in atto le strategie di uscita dalla crisi", perchè il mercato bancario "non è stato ancora riparato" e il credito stenta a tornare all'economia, ma è comunque importante "cominciare a disegnarle", per trovare un modo per drenare parte della liquidità con cui si è inondato il mercato. Scartata l'ipotesi di nazionalizzazione delle banche - "nessuno ha in mente un obiettivo di questo tipo", ha spiegato Draghi - rimane il fatto che mercati e conumatori "certamente vogliono sapere come faremo per uscire da questa situazione di espansione monetaria e di bilancio".
Per l'Italia, però, la domanda vera è un'altra, come usciremo dalla crisi? "Con una crescita simile a quella con cui siamo entrati nella crisi, cioè zero? Oppure più elevata?". È una domanda, prosegue Draghi, che di fatto riguarda le azioni da attuare nel lungo periodo e la cui risposta passa per le "riforme strutturali, in modo da superare la crescita piatta che dura da 15 anni". Negli ultimi periodi, ammette il numero uno di via Nazionale, "ci sono stati progressi, ad esempio nella pubblica amministrazione e nella scuola, ma ci sono tante altre cose da fare".
25 giugno 2009
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il SOLE 24 ORE
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2009-06-26
La disputa sul deficit tra Tremonti e Draghi
26 giugno 2009
Le stime del governo sul deficit saranno riviste in nome di un approccio "realista".
Lo dice il presidente del Consiglio dopo la disputa sui numeri tra il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti e il governatore di Bankitalia, Mario Draghi.
Silvio Berlusconi non fornisce numeri precisi ma fa capire che quest'anno il calo del Pil del 5% (+0,8 rispetto agli ultimi dati dell'Esecutivo) annunciato dal Governatore di Bankitalia Mario Draghi potrebbe essere presto certificato anche dal governo con l'imminente Dpef.
"Ne parleremo venerdì (oggi, ndr) nel Consiglio dei ministri", assicura il premier.
Realismo non vuol dire certo pessimismo, si affretta però a sottolineare: "Forse la parte più negativa della crisi - dice - è alle spalle".
Malgrado il governo eviti di drammatizzare i dati dell'economia italiana, proprio ieri sono venute parole allarmate da parte di Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia, e di Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria. Il primo, in particolare, ha sostenuto che se il Pil italiano continuerà a scendere nel secondo semestre 2009 la sua caduta a fine anno si attesterà intorno al meno 5%. La previsione é stata condivisa dalla presidente di Confindustria.
Le dichiarazioni non sono piaciute al ministro dell'economia Giulio Tremonti, che ha risposto alle previsioni fatte da Draghi: "la stessa istituzione qualche mese fa aveva detto meno 2%. Chi ha ragione?" Poi, commentando i dati economici e le previsioni, il ministro ha osservato che le voci incontrollate "sono un modo per fare del male alla gente, diffondendo sfiducia e incertezza, quando l'economia deve essere invece fiducia e certezza". Tremonti ha infine proposto a economisti e istituzioni un periodo di silenzio sulle stime fino a settembre.
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